Per sordità (ipoacusia) si intende una riduzione, più o meno grave, dell’udito.
Al fine di definire cosa si debba intendere per ipoacusia è necessario stabilire il significato della normalità uditiva (normoacusia). Solitamente si definisce come normoacusico un soggetto in grado di percepire suoni di intensità pari o inferiore a 20-5 dB per tutte le frequenze del campo tonale.
L’ipoacusia può essere unilaterale o bilaterale. Di entità lieve, media, grave e gravissima (gradazione che può basarsi sul giudizio soggettivo del paziente o sulla determinazione della soglia audiometrica).
In rapporto alla sede del danno l’ipoacusia può essere classificata in:
Sono percezioni sonore in assenza di una stimolazione fisiologica. Dovrebbero essere differenziati dai cosiddetti acufeni oggettivi, costituiti da rumori prodotti da strutture vicine all’orecchio, di origine vascolare, tubarica, muscolare, articolare, spesso percepibili anche da parte dell’operatore. Nel 90% dei casi gli acufeni si manifestano associati o conseguenti a patologie dell’orecchio ed è possibile affermare che non esiste patologia auricolare esente dalla possibilità di essere associata ad acufeni.
Si ritiene che il 10% circa della popolazione sia affetta da acufeni continuativi e che nello 0,5% siano di intensità tale da determinare fastidio.
Dal punto di vista clinico l’aspetto più importante da valutare è la capacità o meno di sopportazione del sintomo da parte del paziente, con tutte le possibili ricadute sulla qualità di vita ( nervosismo, insonnia, ridotta capacità di concentrazione, depressione, ecc).
Un buon rapporto con l’acufene può portare alla sua scomparsa ( o comunque sopportazione), mentre un notevole grado di fastidio derivato dalla sua presenza è spesso conseguente ad una patologica attenzione allo stesso.
In mancanza di terapie mediche o chirurgiche sicuramente efficaci, si possono utilizzare strategie terapeutiche volte ad ottenere una migliore convivenza con il disturbo.